massimo picozzi - la ruga del cretino - l'aquilone

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massimo picozzi - la ruga del cretino

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Massimo Picozzi è uno psichiatra, saggista e criminologo italiano. 
Laureatosi a pieni voti in Medicina e Chirurgia nel 1983, si specializza in psichiatria, criminologia e sessuologia clinica. Dall'anno successivo è direttore sanitario in istituti penitenziari; poi è dirgente medico ospedaliero fino al 1999. 
Dal 2000 è responsabile della sezione di psicologia investigativa e psicopatologia delle condotte criminali dell'Università di Parma, e dall'anno successivo è docente del primo corso di Specializzazione in Psicologia Investigativa sempre all'Università di Parma. 
Collabora con altre prestigiose Università, tra cui lo IULM di Milano e la LIUC di Castellanza. Inoltre, svolge attività di docenza nei corsi di formazione per la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri. Insegna nel master di Management dello Sport de «Il Sole 24 Ore», e dirige quello di Criminologia e Reati Economici.
Gli sono stati riconosciuti moltissimi premi alla carriera e per i suoi saggi, tra cui nel 2009 il premio Falcone e Borsellino per Scienze Forensi (UTET, 2009). I diritti del libro sono stati interamente devoluti all'Associazione Vittime del Dovere.
Tra i suoi altri scritti, sia di saggistica che di narrativa (comunque dal taglio giallistico-criminologico), ricordiamo Criminal Profiling. Dall'analisi della scena del delitto al profilo psicologico del criminale (McGraw-Hill, 2001), Pedofilia. Non chiamatelo amore (Guerini e Associati, 2003), Serial killer. Storie di ossessione omicida (con Carlo Lucarelli, Mondadori, 2004), Scena del crimine. Storie di delitti efferati e di investigazioni scientifiche (con Carlo Lucarelli, Mondadori, 2006), Tracce criminali. Storie di omicidi imperfetti (con Carlo Lucarelli, Mondadori, 2007), Un oscuro bisogno di uccidere. Storie nere tra follia e malvagità (Mondadori, 2008), Il genio criminale. Storie di spie, ladri e truffatori (con Carlo Lucarelli, Mondadori, 2009), Ritratti criminali (con Raynal Pellicer, Mondadori Electa, 2010), Cosa Nostra. Storia della mafia per immagini (Mondadori Electa, 2010),Sex crimes. Storie di passioni morbose e di efferati delitti (con Carlo Lucarelli, Mondadori, 2011), È inutile che alzi la voce. Come riconoscere e affrontare la rabbia a casa, al lavoro, al volante (con Catherine Vitilinger, Mondadori, 2012) e Guida pratica alla sicurezza per gli operatori della salute. Riconoscere e gestire rabbia e aggressività, minacce e violenza, nel lavoro di ogni giorno (Pacini editore, 2014). Del 2015 è La ruga del cretino, scritto con Andrea Vitali ed edito da Garzanti.
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Un noir scritto a quattro mani che ci porta agli albori degli studi di psichiatria e della nascente criminologia moderna. 

Andrea Vitali si è messo a fare sul serio? Sembrerebbe di sì, ma possiamo stare tranquilli, come direbbe Flaiano, “la situazione è grave ma non è seria”. È vero che ne La ruga del cretino il mondo di Andrea Vitali, esilarante e pittoresco, si colora con le tinte del giallo a forti pennellate. Ma la sua scrittura non perde quella felicità narrativa che lo ha sempre caratterizzato, semplicemente si arricchisce di un desiderio di esplorazione inedito. 
A contribuire alla rivoluzione è la seconda voce di questo romanzo, Massimo Picozzi, psichiatra e criminologo di fama, che si è occupato tra l’altro dei casi più intricati della cronaca nera italiana, da Michele Profeta a Sara Scazzi. È lui a iniettare nel racconto la suspense tipica di certi thriller scandinavi: cambi repentini di scena, ritmi sincopati, metodo di indagine deduttivo. 
La fusione a freddo tra la medicina e il poliziesco, il giallo vintage e il thriller, avviene grazie all’entrata in scena di un personaggio mitico, il dottor Cesare Lombroso, uno dei massimi studiosi di fisiognomica, che arriva a Bellano come giovane assistente al seguito del professor Ottolenghi, partecipando alle indagini sulla misteriosa morte di una ragazza. Un mistero che prima della scienza chiamerà in causa gli spiriti, grazie all’aiuto di una medium, Eusapia Palladino. Una vicenda che farà da spartiacque tra un passato caratterizzato dalla credulità diffusa e il salvifico secolo dei lumi. O presunto tale. 

"… Il mondo degli appassionati di spiritismo si era spaccato in due. E l’opinione pubblica, quella che non sapeva nemmeno dove lo spiritismo stesse di casa, si era levata unanime in un coro di condanna contro coloro che, come la Palladino, campavano sfruttando il dolore altrui, l’altrui credulità. Tra i pochi che le avevano fatto testimonianza di sostegno e di affetto, c’era stato Cesare Lombroso. 
«Conoscete?» aveva chiesto la Palladino. 
Giuditta aveva dovuto confessare la propria ignoranza. «Mi dispiace», aveva detto. «Chi è?»
Il viso di Eusapia Palladino si era rilassato. «Un uomo geniale», aveva risposto misteriosa. Grazie alle intuizioni del quale il mondo, l’umanità che lo popolava, gettava la maschera, mostrandosi per quel che era."

da ibs.it

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