cristiano panzetti - l'aquilone

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Cristiano Panzetti

È nato a Modena nel 1971. È laureato in Storia antica all'Università di Bologna con una tesi sulla prostituzione sacra e il cannibalismo rituale. Da dieci anni è assessore nel suo paese d'origine, Cavezzo, nella Bassa Modenese. Ora vive ad Albinea, sulle prime colline reggiane, ma la pianura ce l'ha sempre dentro. Ha pubblicato il saggio "La prostituzione sacra nell'Italia antica" (A & G, 2006). Con un racconto, è stato finalista al concorso "Cuore di tenebra" delle Edizioni Clandestine.


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Copertina due sposini, uno di spalle all'altro: un'immagine candida e allostesso tempo violenta. Nel romanzo d'esordio di questo autore di origine modenese, non si può parlare semplicemente della trama, perché sono i personaggi a catalizzare l'attenzione del lettore. Il titolo esemplifica magnificamente le loro esistenze, immobili nel conservare una facciata di perbenismo perseguendo ambizioni miserabili e dannose per gli altri. di "Come belle statuine" è appunto in queste storie, quasi surreali e tuttavia così reali. è il mafioso decaduto che tenta di governare la vita delle sue donne nell'intento di riavere potere. C'è un prete vigliacco e che non sa guardare in faccia le proprie responsabilità, a discapito delle persone che dovrebbe sorreggere. C'è un gruppo di giovani senza grandi valori se non quelli della masturbazione fisica e intellettuale e della libertà dei nani da giardino. C'è un ragazzetto viziato, prepotente, ignorante e prossimo a un matrimonio semi-combinato. Ci sono donne in preda alla superstizione e alle facili promesse di felicità, incapaci di prendere in mano la propria vita. C'è una ragazza che non può e non riesce a svincolarsi dalle logiche familiari e a ribellarsi. storie di questi e altri personaggi corrono parallele e ogni tanto si incontrano. Esistenze grette ma realmente vere, e questo è l'elemento sinceramente intrigante di questo romanzo. il tempo fa la sua parte: aleggia un passato tragico, di dolore e morte; il presente ha tinte fortemente grottesche; il futuro non ci appare molto più roseo. Cristiano Panzetti delinea un quadro complesso con pungente ironia e tanta semplicità. La scrittura è fluida, mai banale o pedante e il romanzo si legge con vero piacere. quotidianità è presentata con le sue contraddizioni e ci offre innumerevoli spunti di riflessioni sulle scelte che la vita ci potrebbe porre davanti oggi, vista la sua innata incertezza e la nostra crescente fragilità. Cristiano Panzetti, belle statuine.

Francesca Podda


www.darioflaccovio.it


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Un prete ambiguo, preda di un incubo ricorrente, legato suo malgrado a una giovane parrocchiana, schiava di un figlio che non vuole e di un matrimonio che incombe. Un mafioso decaduto, affamato di soldi e aggrappato al futuro genero, ricco quanto odioso. Una perpetua afflitta dal senso di colpa, sposata a un uomo che custodisce un segreto terribile. Un gruppo di balordi che ruba statue di gesso dai giardini per ripopolare le sponde del Secchia, fiume che riporta a galla un passato doloroso. Sullo sfondo di un piccolo paese di provincia si intrecciano le strade dei protagonisti, tra scorribande notturne ed esoterismo, vendette e rese dei conti. Perché alla fine di tutto non c'è tempo che non venga.




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