b.salvarani e o.semellini - guccini - l'aquilone

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b.salvarani e o.semellini - guccini

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Brunetto Salvarani

(Carpi, 1956) è teologo, saggista e giornalista. Esperto di dialogo interreligioso, dirige la rivista «Cem Mondialità» e la collana delle edizioni Emi «Le parole delle fedi», in cui ha scritto il volume Gesù (2006). È autore di numerosi saggi anche sulla cultura popolare, tra cui Disturbo se fumetto? (Unicopli, 1998) e di una voce del volume Volammo davvero(Rizzoli, 2007) su Fabrizio De André.




Odoardo (Odo) Semellini

(Modena, 1960) è operatore culturale presso il Comune di Carpi, esperto di cantautori e di fumetti, ha curato la mostra «Francesco Guccini - Stagioni di vita quotidiana» (Carpi, 2003). È autore di Fumetteria nello spazio (Unicopli, 2001) e del saggio
Tex, l'eroe dei due mondi nel catalogo della mostra Sulle tracce di Tex (Esaexpo, 2004).





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Da Dio è morto alla Locomotiva , da Auschwitz  alla Canzone delle osterie di fuori porta, da L'antisociale a Signora Bovary, da Lettera a Piazza Alimonda, Francesco Guccini è da quarant'anni il poeta popolare di un'Italia che sa ancora innamorarsi e indignarsi. Sanguigno e mai banale, sempre alla ricerca della «sua» verità, fuori dal coro., avvincente, informatissimo libro, scritto due amici modenesi colti, creativi e anticonvenzionali offre un inedito all'opera e alla figura di uno dei personaggi più amati e carismatici della canzone d'autore italiana, che ha saputo interpretare ricerca, le avventure, i furori e le passioni dei ragazzi degli anni Sessanta e Settanta, e poi dei loro figli e nipoti. Il volume ricostruisce l'umano, artistico e «politico» di Francesco Guccini attraverso le parole-chiave delle sue canzoni, dall'Anarchia a Dio , dalle Donne ai Gatti , dalla Morte al Tempo , e poi con una serie di interviste inedite a cuore aperto: allo stesso Guccini, ma anche ai personaggi a lui più vicini, tra i quali - per la prima volta - figlia Teresa. Completano il libro una serie di accurati e meticolosi apparati bio-disco-bibliografici, vera miniera di notizie e curiosità per tutti i gucciniani (e non).
Prefazione del musicista Giovanni Lindo Ferretti. Postfazione del critico musicale Enzo Gentile. Testimonianze dei musicisti Alfio Cantarella (batterista Equipe 84), Beppe Carletti (tastierista e componente storico de I Nomadi) e del cartoonist Guido De Maria.
Un viaggio appassionato e curioso alla scoperta di una voce libera e controcorrente della cultura italiana,
con molte fotografie inedite

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Parole, musica, malinconia, ironia, lotta, rabbia, speranza. Poesia. Tutto questo è Francesco Guccini, non un cantautore, ma il “cantautore”. Il cantastorie che ha raccontato meglio di tutti l'Italia degli ultimi quaranta anni, colonna sonora di almeno tre generazioni, “impegnate” o meno, illuse o disincantate. “questa cosa che chiami vita” (Il Margine 2007), il titolo riprende l'ultimo verso della canzone Lettera del 1996, tratta dal bellissimo album D'amore di morte e di altre sciocchezze, è la solita biografia ma un vero e proprio compendio “scolastico”. C'è tutto Guccini o quasi in questo magistrale lavoro degli autori, Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, un Guccini che esce fuori per quello che è, un colto uomo di montagna, un poeta fuori dal tempo (ma inserito benissimo nel presente), una persona che riesce a rendere universale un messaggio personale, “microscopico”.
i quaranta anni “musicali” del cantautore modenese (pardon pavanese) in un certo senso si racconta l'Italia, quello che Marco Tullio Giordana ha provato a dire nel film La meglio gioventù Guccini lo ha detto nelle sue canzoni, nelle sue parole, nei suoi correlativi oggettivi. Eskimo non è solo un bellissimo testo, è la voce di una generazione, il ritmo incalzante del tempo osservato da un indumento, da un cappotto. Gli autori di questo volume, frutto di un lavoro quasi enciclopedico, lo sanno benissimo ed hanno provato a osservare, studiare, analizzare le parole chiave e i temi della produzione musicale del “Maestrone”. Il volume, cospicuo, traccia una linea molto profonda nell'itinerario gucciniano, segna date, incontri, curiosità, successi. Segna la parabola musicale, culturale, letteraria di questo protagonista assoluto del novecento.
inizia da una una prefazione dell'ex leader dei Cccp - Csi, ora voce dei Pgr, Giovanni Lindo Ferretti, interessante perché il suo interesse nei confronti del cantautore modenese non è panegirico, lo dividono da lui frequentazioni e arrangiamenti, e dall'introduzione dei due autori che raccontano motivazioni e aneddoti che hanno portato alla nascita di questo libro. La prima sezione è un vero e proprio vocabolario gucciniano, in ordine alfabetico si analizzano parole e concetti fondamentali esplicati nelle canzoni: Americhe, anarchia, città, Dio, morte, notte, radici (l'elenco è molto più lungo). In questa prima parte si vedono le contraddizioni del suo rapporto con gli Stati Uniti, prima amati e sognati e poi fonte di grande delusioni, l'America di Topolino e quella di Amerigo che emigra dall'Italia e si trova in un mondo così opposto, un'America che dovrebbe far riflettere molte persone su le tante banalità che si stanno dicendo con ferocia in questi giorni; i suoi rapporti con gli amici, con i locali dell'amata Bologna, con quel De André, così diverso ma così vicino (chissà se fossero davvero riusciti a fare un album insieme), con l'angoscia del tempo che passa.
Guccini che vede Bologna lentamente perdere il suo fascino, vede riaffiorire dalla storia una Bisanzio nobile e mistica, Venezia e le città d'arte vendersi ai turisti. Un guccini che in venti minuti scrive “La locomotiva” e diventa inno di una generazione, che vede censurarsi dalla Rai “Dio è morto” e la sente trasmessa su Radio Vaticana. E poi le donne, gli amori possibili e impossibili, il fermarsi e il ripartire; Teresa, la figlia, che scrive la tesi su di lui e gli amici scomparsi: Vito, Bonvi, Pierangelo Bertoli. Un'amore che è anche amore per la vita, per il bere, le sere in compagnia, i fumetti, le proprie radici. Sì, perché le radici sono le basi di tutta la sua opere, senza di quelle non si è nessuno, anche Odysseus si ferma e guarda indietro. Una radice che è terra, sangue, tradizione ma anche memoria, mito. Radice è anche il ricordo della morte di Che Guevara, la sofferenza silenziosa dei giorni di Genova, la speranza che possa esistere un'isola non trovata, l'isola più bella.'isola non trovata, appunto. Per me è una canzone fondamentale di Guccini, è il suo testamento. Versione musicale modificata della poesia di Guido Gozzano, traccia indelebile il suo percorso, il suo bagaglio letterario e poetico, crepuscolare e ironico. In Guccini c'è soprattutto speranza. Dio è morto, Guevara è morto, Bologna è morta, molti amici sono morti. Ma tutti in qualche posto, in qualche tempo, in qualche modo risorgeranno. Basta volerlo. È il cammino di Don Chisciotte contro ogni ingiustizia ma anche e soprattutto contro i mulini a vento, a favore della speranza, quindi della vita. Il volume prosegue con una serie di incontri con amici, musicisti, parenti per creare una sorta di sfera gucciniana, una cerchia di persone che hanno condiviso con lui questo lunghissimo cammino che va da Folk Beat a Ritratti passando per i numerosi libri. Alla sezione “Repertori”, sempre suddiviso per sezioni, c'è un apparato interessantissimo dal punto di vista linguistico e filologico: vengono trascritte tutte (o quasi) le parole utilizzate con accanto la canzone da dove sono tratte. Un lavoro incredibile, universitario, metodico e per niente ridondante. L'ultima parte c'è tutta la discografia, la bibliografia, le apparizioni musicali e cinematografiche (tra cui le ultime, spassosissime, con Pieraccioni).
definitiva un testo per gucciniani e appassionati ma anche per “blasfemi” che vogliono conoscere il mondo di un'artista a trecentosessanta gradi. Come ha detto Umberto Eco, le sue canzoni non si sono mai messe in bocca il nome di poesia, però lo sono. Un testo per chi ama la poesia. E intorno a lui c'è n'è tantissima.

www.il-margine.it

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